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SOSTEGNO PSICOLOGICO Noi, Matteo e la speranza

Corriere dei Ciechi

Numero 6 del 2018

Titolo: SOSTEGNO PSICOLOGICO- Noi, Matteo e la speranza.

Autore: Carla Piras e Simona Zinzula

Maria Vincenza 38 anni e Nicola 36 sono gli orgogliosi genitori di Gabriele 12 anni e Matteo, 6 anni ad agosto.
Matteo è nato affetto da glaucoma congenito bilaterale e perciò è ipovedente grave.
Maria Vincenza e Nicola si definiscono come genitori moderni, con una intensa vita sociale e una famiglia unita.
Quando abbiamo proposto loro di effettuare l’intervista finalizzata alla stesura dell’articolo, hanno accettato entusiasti spinti sia dalla volontà di essere di aiuto ad altre coppie, che dal bisogno di raccontarsi.
Maria Vincenza ci racconta di come la gravidanza sia stata bellissima, anche se, Matteo, è nato con un mese di anticipo. Questo “anticipo” è stato però provvidenziale perché ha consentito al bambino di non nascere completamente cieco ma ipovedente grave.
Parlano di Matteo e ci raccontano dei traguardi raggiunti già adesso, di come sia un bambino vivace, bravissimo a scuola e monello a casa, capace già di leggere e scrivere.

La comunicazione della diagnosi è stata rivelata inizialmente al padre, mentre, la madre, lo ha saputo dopo tre ore; ore, in cui ha intuito, dai silenzi delle persone intorno a lei, che qualcosa non andava bene.
Nicola inoltre, presente al momento della nascita, è stato delegato dall’équipe medica, di comunicare la diagnosi alla mamma.
“Ho notato che qualcosa non andava negli occhi del bambino” (dice Nicola).
La reazione dei genitori è stata un vero e proprio shock emotivo, “non eravamo preparati,” è la frase che entrambi ripetono.
Accanto a questo vissuto si sono sovrapposti sentimenti abbandonici, accresciuti da parte del personale medico e infermieristico, che hanno amplificato la sensazione di sconforto e smarrimento della coppia.
Questi vissuti, sono stati inoltre aggravati dalla necessità di recarsi a Roma per fornire le cure adeguate al bambino.
Inizialmente in Vincenza, c’è stata una reazione di negazione/rifiuto, “mi sentivo come il piccolo principe, sotto una campana di vetro“.campana_vetro

Il dottore parlava ma io vedevo solo le labbra che si muovevano e non sentivo le parole”.

Attualmente, entrambi esprimono timore per le difficoltà che il bambino incontrerà al suo ingresso alle scuole elementari ed esprimono la loro apprensione rispetto a questo passaggio.
Tutti e due si sentono in difficoltà perché ora Matteo inizia a capire e a fare domande riguardo la sua malattia e loro spesso non sanno cosa è più opportuno dire.

Nicola, per esempio, ci racconta della difficoltà che incontrano nel rispondere alle domande di Matteo, e Vincenza, interviene con degli esempi di domande: “perché voi avete occhi così e io diversi? Perché devo portare occhiali da sole?”. Vincenza, prosegue dicendoci che certe volte non risponde tanta è la difficoltà.
Rispetto alle difficoltà espresse da Nicola e Vincenza, ci siamo sentite quasi in dovere di fornire loro un piccolo vademecum.
Non bisogna dimenticare che spesso il timore degli adulti di parlare ai bambini deriva dal fatto di non sentirsi loro stessi capaci di affrontare argomenti sconvolgenti emotivamente. Ai bambini non vanno nascoste certe informazioni, non va taciuto che si può soffrire o si può essere arrabbiati o si può essere malati e non si deve impedire loro di conoscere, di sentire o manifestare queste emozioni. Le proveranno comunque, come capita normalmente a tutti, pertanto, è importante che imparino a riconoscerle e a gestirle, piuttosto che negarle o reprimerle.
I bambini meritano di sapere la verità, senza scendere troppo nel dettaglio e con una comunicazione adeguata all’età, è bene essere trasparenti con i propri figli. Spesso i genitori tendono a tenerli all’oscuro, soprattutto quelli più piccoli, per proteggerli, ma, per aiutarli nel processo di crescita, dobbiamo parlar loro e saperli ascoltare.
Il vantaggio principale del dialogare, accettare e conoscere le situazioni dolorose come parte imprescindibile della nostra vita, consente di avere maggiori risorse ed energie per andare avanti e per rinforzare l’autostima. Ciò è naturalmente valido sia per gli adulti che per i bambini. Per esempio, chiamare la malattia con il suo vero nome, rende meno angosciante e stressante il dialogo genitori-figli, evita d’incrementare quell’alone di “mistero”, fonte di inganno oltre che di sfiducia, e apre la porta della comunicazione intra-familiare.
Rispetto al progetto “Stessa Strada per crescere insieme“, abbiamo chiesto loro quali fossero le aspettative e che cosa avrebbero desiderato.
Entrambi ci hanno detto che il supporto psicologico, appunto, fornirebbe loro strumenti utili per aiutarli a far fronte alle domande “imbarazzanti” rispetto alla malattia e al superamento delle tappe evolutive dei bambini.
Dal racconto fatto dalla famiglia, deriva inoltre, un grande bisogno di fare rete con altri genitori per confrontarsi e supportarsi e l’intervento dello psicologo sarebbe gradito per aiutarli a costruire la rete di relazioni.

Spesso, anche solo per mancanza di informazioni, si pensa solo ai limiti che una disabilità comporta e questo non può che alimentare l’angoscia e lo smarrimento che, seppur umanamente comprensibili, non sono funzionali.
Il ruolo principale del supporto psicologico è proprio quello di permettere che s’inizino a porre le basi per un reinvestimento, affinché venga favorita la fase di adattamento e la famiglia non si senta abbandonata, ma possa utilizzare anche la propria rabbia per coordinarsi e concentrarsi sulle risorse attivabili piuttosto che sull’handicap.

cuore_ed_ali_1bEcco, il senso di questo progetto che raccoglie alcune testimonianze di genitori e di esperti sul tema: cercare di fare in modo che i genitori che devono affrontare queste difficoltà si sentano un po’ meno soli.

Dr.ssa Carla Piras
Psicologa afferente al progetto CNOP-UICI “Stessa strada per crescere insieme” in Sardegna
Dr.ssa Simona Zinzula
Psicologa-Psicoterapeuta afferente al progetto CNOP-UICI “Stessa strada per crescere insieme” in Sardegna

Se si desiderano maggiori informazioni, suggerire argomenti da trattare, o una consulenza mirata:

callDr.ssa Carla Piras

3248497238

cpstudio3@virgilio.it

E’ possibile effettuare consulenze via Skype.

SOSTEGNO PSICOLOGICO Noi, Matteo e la speranzaultima modifica: 2018-07-12T11:07:13+02:00da carla-p
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