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La Mediazione Familiare brevi cenni storici.

 La Mediazione Familiare brevi cenni storici

images (43)La Mediazione Familiare nasce negli anni settanta, negli Stati Uniti, ad opera di un avvocato e psicologo ed esperto in mediazione del lavoro, che provato dalla sua personale esperienza di separazione ebbe l’intuizione ed elaborò la procedura. In Italia, la mediazione arriva verso la fine degli anni ottanta a Milano nel 1987 dove opera il GEA, Centro genitori ancora, con il modello della mediazione parziale orientato alla responsabilizzazione dei genitori nei confronti dei figli, che nella mediazione non vengono coinvolti. A Roma nel 1988 da una collaborazione tra il Centro studi di Psicologia Giuridica dell’età evolutiva e della famiglia dell’Università La Sapienza e l’Ufficio tutela della pretura di Roma con lo scopo di creare un contesto nel quale creare un’esperienza di accoglienza psicologica e relazionale dell’esperienza della separazione. Anche a Roma il modello adottato è quello della mediazione parziale, con in più la variante dell’invio da parte del Giudice che ha già esperito un tentativo di riconciliazione e della possibilità di coinvolgere, se necessario i figli, con l’obiettivo di dar voce ai loro bisogni. Nel tempo si sono sviluppati numerosi centri di mediazione con diverso tipo d’orientamento. Sono state fondate anche diverse associazioni quali, per esempio l’A.I.M.S., Associazione Internazionale mediatori sistemici, ISCRA di Modena, ITF di Firenze, SIMeF Società Italiana di Mediazione Familiareimages (4).

Nei principali modelli di mediazione familiare il denominatore comune riguarda il principio della competenza.  Le diverse modalità di definizione degli obiettivi e la diversa articolazione degli interventi, comportano una diversa attribuzione di significato al principio stesso di competenza. I diversi modelli tentano di trovare un equilibrio tra la considerazione degli aspetti pragmatici e la considerazione degli aspetti relazionali, cercando di risolvere in vario modo i rischi connessi al prevalere dell’uno o dell’altro aspetto. Nel modello basato sui bisogni evolutivi, per esempio, l’aspetto chiave è rappresentato dalla possibilità che una parte del lavoro di mediazione, sia destinata anche alla costruzione di uno spazio in cui siano possibili, gli scambi emotivi, i richiami al passato, mantenendoli, comunque, limitati nel tempo e nello spazio, e non trascurando gli obiettivi pragmatici.

Al fine di definire meglio cos’è la mediazione ma soprattutto cosa non è, riportiamo la prima definizione di mediazione familiare messa appunto dalla Association pour la promotion de la mèdiation familiare, APMF, 1990:

-La mediazione familiare in materia di divorzio o di separazione, è un processo in cui un terzo, neutrale e qualificato, viene sollecitato dalle parti per fronteggiare la riorganizzazione resa necessaria dalla separazione, nel rispetto del quadro legale esistente. Il ruolo del mediatore familiare è quello di portare i membri della coppia a trovare da sé le basi di un accordo durevole e mutuamente accettabile. Tenendo conto dei bisogni di ciascun componente della famiglia e particolarmente di quello dei figli in uno spirito di corresponsabilità e di uguaglianza dei ruoli genitoriali.

La definizione contenuta nella Carta Europea degli standard di base, per la formazione professionale dei mediatori familiari, redatta dal Forum Europeo di formazione e ricerca in mediazione familiare costituito a Marsiglia nel 1997, al quale aderiscono i più importanti centri di ricerca e formazione sulla mediazione familiare europea:

-La mediazione familiare in materia di divorzio e di separazione personale dei coniugi è un processo nel quale un terzo, specificatamente formato, viene sollecitato dalle parti per fronteggiare le riorganizzazioni rese necessarie dalle separazione, nel rispetto del quadro legale esistente. I mediatori operano per ristabilire le comunicazioni tra coniugi al fine di pervenire a un obiettivo concreto, la realizzazione di un progetto di organizzazione delle relazioni genitoriali e materiali dopo la separazione o il divorzio.

La Mediazione Familiare in materia di divorzio e di separazione non è né una consulenza legale, né una consulenza di coppia/familiare, non è una terapia. I mediatori possono suggerire agli interessati di consultare altri professionisti del Diritto, delle Scienze umane, e così via, ogni volta che se ne riconosce la necessità.

In Italia, citiamo la definizione di mediazione familiare utilizzata dalla SIMeF, Società Italiane di Mediazione Familiare:

-La mediazione familiare è un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione o al divorzio: in un contesto strutturato il mediatore familiare, come terzo neutrale, e con una preparazione specifica, sollecitato dalle parti, nella garanzia del segreto professionale e in autonomia dall’ambito giudiziario, si adopera affinché i partner elaborino in prima persona un programma di separazione soddisfacente per sé e per i figli, in cui possano esercitare la comune responsabilità genitoriale.

Come abbiamo visto i primi passi della mediazione familiare sono stati effettuati nel tentativo di arginare gli effetti deleteri della gestione giudiziaria di un conflitto, quale quello fra ex partner, che tutto ha, tranne che la possibilità di essere gestito, contenuto o risolto attraverso il ricorso ad un GiudiceGrazia_Negata.

La conflittualità che esiste tra due persone che si separano, è molto diversa dalla conflittualità esistente fra due persone che si rivolgono ad un Giudice per un motivo qualsiasi. La vicinanza affettiva rende il conflitto fra ex partner del tutto particolare, dove, comportamenti apparentemente irrazionali ed incomprensibili, vanno decifrati utilizzando un diverso codice.  Il punto non è tanto stabilire chi ha torto o chi ha ragione, ma cercare,  nel rispetto delle reciproche diverse posizioni, di formulare degli accordi, che consentano una coesistenza il più possibile produttiva.Per quanto possa apparire paradossale  o assurdo, a volte è più facile accettare la scomparsa della persona amata che non la separazione.

oppure…

 

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Negoziazione: transazione, arbitrato, mediazione.

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Introduzione alla Mediazione

La negoziazione rappresenta la forma più evoluta di coordinamento fra gli esseri umani, è possibile se vi sono due o più parti negoziali portatori di differenti interessi ed è finalizzata al raggiungimento di un accordo vantaggioso. E’ uno strumento dal quale è possibile, decifrando le divergenze, creare valore. Accade tuttavia che, nel corso della transazione, le parti arrivino ad un vicolo cieco images (40)ed il negoziato non possa progredire. In tali circostanze la transazione si presenta difficile e per la prosecuzione delle trattative è possibile utilizzare una terza parte, in grado di sbloccare la situazione. All’interno di una dinamica negoziale “le terze parti” che possono essere chiamate in causa sono sostanzialmente il negoziatore, il mediatore e l’arbitro. La differenza tra arbitrato e transazione, e mediazione non è di poco conto.

Nell’arbitrato le persone cercano una soluzione, con l’aiuto di un terzo neutrale che, sentite le parti, decide per loro. L’arbitraggio non incoraggia le parti a cercare una soluzione, a impegnarsi responsabilmente nel ricercare un accordo negoziato a assumere atteggiamenti cooperativi.

Nella transazione si cerca un compromesso intorno alle posizioni dei contraenti. Si tratta più che altro di una scomposizione che verte più sulle pretese, che sui reali motivi delle stesse. Il negoziatore riferisce le volontà delle parti e, per le decisioni ad esse, si deve rivolgere.

Cercherò di chiarire con un esempio. In casa ci sono quattro mele,images (45) Gina vuole fare una torta, ma Pina, la sorella, vuole fare l’impacco. Per fare la torta serve la polpa,  mentre per l’impacco occorre la buccia. Entrambe vogliono le mele. Arriva la mamma, (arbitro), sente che non si accordano, si stanca e consegna due mele a Gina e due a Pina…images (47) le mele ora sembrerebbero “equamente divise ma ne Gina ne Pina, sono contente ed entrambe non possono soddisfare i loro “bisogni”.

La mediazione si presenta come un’alternativa rispetto alla conciliazione (arbitrato e transazione), poiché prevede che le parti vengano, sollecitate a raggiungere un accordo che però deve essere liberamente disposto dalle stesse. La figura del mediatore, rispetto alla figura dell’arbitro facilita la collaborazione fra le parti, il reciproco ascolto, non favorisce la delega ma sollecita l’assunzione della responsabilità ed incoraggia le parti affinché raggiungano un accordo, soddisfacente per entrambi: la polpa a Gina per fare la tortaimages (44) ; la buccia a Pina per fare l’impaccoimages (46)

continua

 

 

Se si desiderano maggiori informazioni, suggerire argomenti da trattare,

o una consulenza mirata,

callDr.ssa Carla Piras

3248497238

cpstudio3@virgilio.it

 

 

 

 

 

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La Mediazione Familiare

download (3)Dal conflitto al confrontoimages (3)

Il percorso di mediazione familiare rappresenta per le coppie un’opportunità per esplorare soluzioni innovative e personalizzate. E’ uno strumento che offre ai coniugi un’occasione per promuovere le risorse e sostenere e mantenere le competenze genitoriali.  E’ opportuno promuovere la Mediazione, perché possa diventare culturalmente un normale mezzo e metodo nelle relazioni, e possa diventare contemporaneamente, un’occasione di prevenzione e di educazione. Offre alle persone che si stanno separando o che attraversano un periodo di impasse un luogo, uno spazio e un tempo, dove è possibile preservare quello che di positivo è stato, tra tutti i membri della famiglia. Attraverso un processo di partecipazione, la Mediazione Familiare educa a trasformare il conflitto in un rapporto di collaborazione anche nel futuro. Mediare è una tecnica che richiede una certa dose di creatività, e ingegno oltre che di innovazione sociale; richiede al mediatore ed alle parti, la capacità di desiderare e far desiderare uno scenario diverso da quello che oggi li vede in lotta. images (1)

La separazione, ha caratteristiche di rischio/opportunità, ed esita in una trasformazione adatta al nuovo status. La continuità del legame tra genitori e figli passa necessariamente, attraverso “questa” trasformazione del legame tra ex che, se non collaborano, può trasformarsi in ritorsioni, litigi, rivendicazioni che alimentano la conflittualità,  che se non ben gestita, può portare a situazioni deleterie e costose.

La Mediazione è rivolta a:

coppie,

coppie sposate o conviventi,

coppie con o senza figli in fase di separazione,

coppie separate o divorziate con o senza figli, che vogliono rivedere gli accordi,

coppie in crisi,

Gli obiettivi sono la promozione dell’autonomia e della reciprocità, la prevenzione del disagio che una relazione conflittuale potrebbe causare, la possibilità di affrontare le motivazioni del conflitto in un’ottica di risoluzione e di riconoscimento dei reciproci e diversi bisogni, la possibilità di trovare accordi personalizzati e partecipati, adeguati alle esigenze della singola realtà personale, relazionale e sociale. Un intervento che permette alle parti di mantenere o ristabilire il controllo rispetto alla gestione dell’evento, seguendo un’esigenza emotiva di tutela, soprattutto se si è in presenza di figli, che il solo aspetto legale non è in grado di accogliere. La mediazione Familiare non si contrappone all’iter legale ma lo affianca, con l’intento di risolvere, in maniera stabile e duratura, le controversie, con costi davvero contenuti, un procedimento normale, infatti, può durare anche diversi anni, una Mediazione, non più di qualche mese.

imagesMi sento, quindi, di consigliare di smettere di litigare, che in termini emotivi ed economici è troppo costoso! Smettere di cercare il “cattivo” e deporre le armi, scegliere, di rivolgersi ad un professionista ed avviare un percorso di Mediazione Familiare, quello a voi più congeniale che vi aiuti a superare la separazione emotiva in modo che anche quella legale sia quanto più breve ed economica.